Il Parco Naturale Regionale del Sasso Simone (1204 m) e Simoncello (1221 m) è situato nella zona più settentrionale dell’Appennino Tosco Marchigiano, in un’area delimitata dai fiumi Marecchia a Nord-Ovest, Conca a Nord-Est e Foglia a Sud, all’interno della provincia di Pesaro e Urbino. Tale area, estesa per 4847 ha, comprende due rilievi montuosi ben distinti: Monte Carpegna a Nord-Est, Sasso di Simone e Sasso Simoncello a Sud-Ovest. All’interno di ognuno possiamo distinguere delle sottoaree, omogenee per tipologia e caratteristiche vegetazionali.
Il gruppo montuoso del Sasso Simone e Simoncello occupa la parte più meridionale del Parco, per una superficie di circa 2400 ha. Qui possiamo rinvenire una vegetazione che presenta indubbiamente elementi di grande pregio; a testimonianza di ciò, una serie di provvedimenti legislativi è stata emanata sia dalla Regione Marche sia dalla Regione Toscana, che hanno cercato di salvaguardare l’intera zona. Con la L. R. 52/74 la Regione Marche ha individuato la zona come area floristica protetta; successivamente il P.P.A.R. ha parlato di emergenza botanico-vegetazionale, interessando la parte marchigiana del Sasso Simone e la fitocenosi forestale che si estende verso il Monte Carpegna. Anche la Regione Toscana include la superficie dei Sassi Simone e Simoncello ricadente nel comune di Sestino (AR) nel sistema regionale delle aree protette. Gran parte dell’area dei Sassi Simone e Simoncello è coperta da una formazione forestale la cui struttura è quella di un ceduo invecchiato e, in minima parte, da prati pascolo, macereti (in corrispondenza delle formazioni rocciose) e calanchi. Di particolare interesse è il quadro paesaggistico dell’area che può essere apprezzato percorrendo i sentieri 17 e 119 i quali conducono fino alla sommità dei due Sassi. Particolarmente suggestiva è la cima del Sasso Simone dalle pareti a strapiombo e le affascinanti aree calanchive circostanti, sebbene sia da sottolineare come questa area conservi, oltre agli aspetti naturalistici, particolare significato storico e archeologico. Sulle due sommità dei Sassi diversi studi e ricerche hanno infatti rilevato la presenza dell’uomo fin dall’epoca del bronzo, mentre sulla piana del Sasso Simone, poco dopo il Mille, sorse un’abbazia benedettina, l’abbazia di Sant’Angelo, considerata, per quota altimetrica, la più alta d’Europa (1204 m). Successivamente, a metà del XV secolo, per volontà dei Malatesta di Sestino, si costruì un castello fortificato, dotato di porte, torri e mura, per finire con l’ultimo importante progetto dei Medici di Firenze, i quali per volontà di Cosimo Ia metà del XVI secolo fecero costruire un vero e proprio insediamento civile e militare, la cosiddetta “città del sasso”. Di tutto questo oggi rimangono visibili alcuni ruderi, composti da pietre squadrate, tratti di mura, la meglio conservata strada lastricata di accesso e la cisterna interrata per l’approvvigionamento idrico.
È soprattutto dal ciglio del pianoro del Sasso Simoncello che si può osservare la cerreta dei Sassi Simone e Simoncello, piccolo gioiello del Parco che si estende dai piedi dei due Sassi fino al passo della Cantoniera di Carpegna, sviluppandosi dai 950 ai 1150 m di quota. Si tratta di una cerreta mista mesofila costituita da cedui invecchiati.
L’interruzione della ceduazione ha portato allo sviluppo di piante che hanno superato abbondantemente l’età del taglio previsto, per cui si possono apprezzare piante che mediamente hanno superato i 30 anni di età e che constano di matrici e polloni di notevoli dimensioni. Il bosco, area floristica protetta n. 27, viene considerato una delle cerrete più vaste in Europa. Al cerro ( Quercus cerris ), che rappresenta l’elemen to arboreo maggiormente diffuso, si associano il carpino bianco ( Carpinus betulus ), l’acero campestre ( Acer campestre ), il ciavardello ( Sorbus torminalis ), l’acero d’ungheria ( Acer obtusatum ) e qualche sporadico faggio ( Fagus sylvatica ), più rappresentato nel versante settentrionale del Simoncello, verso la Cantoniera dove la fitocenosi prevalente è appunto data dalla faggeta termofila mista.
In tale situazione, alle specie precedenti si possono associare anche l’acero di monte ( Acer pseudoplatanus ) e il frassino ( Fraxinus excelsior ). Nello strato arbustivo si può trovare pero selvatico ( Pyrus pyraster ), ligustro ( Ligustrum vulgare ), laureola ( Daphne laureola ), prugnolo ( Prunus spinosa ), corniolo ( Cornus mas ), nocciolo ( Corylus avellana ), biancospini ( Crataegus monogyna , laevigata ), fusaggini ( Euonymus latifolius , E. europaeus ) , agrifoglio ( Ilex aquifolium ), melo selvatico ( Malus sylvestris ), ginepro comune ( Juniperus communis ), ciliegio volpino ( Lonicera xylosteum ), pallone di maggio ( Viburnum opulus ), lantana ( Viburnum lantana ), sanguinella ( Cornus sanguinea ), il raro citiso trifloro ( Chamaecytisus triflorus ). Nello strato erbaceo si ricorda una specie rara e tipica dei suoli profondi ed umidi quali l’ Asarum europaeum , detta Erba renella; altre specie di notevole interesse botanico sono l’ Iris graminea e il fiordaliso montano ( Centaurea montana ). La cerreta a tratti si apre in radure erbose dove il suolo è fresco e ricco di humus; ad est confina con prati più vasti, più o meno degradati da fenomeni erosivi che in alcuni tratti lasciano scoprire il sottostante strato argilloso. Il sentiero n. 118 attraversa gran parte della cerreta, dalla Cantoniera verso i Sassi, prevalentemente in lieve pendenza, che permette di godere del paesaggio forestale, anche nei mesi invernali. La cerreta viene lambita anche dal sentiero n. 17).
I prati che si estendono ad est del comprensorio dei sono il risultato di aree disboscate dall’uomo, per destinarle ad un uso a pascolo o a prato- pascolo. L’area dominata dal rilievo del M. Cassinelle (916 m) è attraversata dai sentieri n. 115, 116 e 123, e si estende con zone calanchive spesso suggestive, che scoprono affioramenti geologici multicolori, anche verso il territorio toscano. Troviamo qui, piante pioniere prevalentemente arbustive quali ginepro comune, rosa selvatica ( Rosa sp. pl. ), biancospino ( Crataegus monogyna ), mentre la vegetazione erbacea è dominata dal comune falasco ( Brachypodium pinnatum ). I sentieri che attraversano questi ambienti sono il n. 65, 17, 7, 116, 123.
La seconda area del Parco è rappresentata dal Monte Carpegna. Si tratta di una vasta zona che si estende tra i bacini dei fiumi Foglia, Marecchia e Conca, tra i paesi di Pennabilli, Villagrande, Pietrarubbia, Carpegna, Frontino e Piandimeleto. La sua vetta arrotondata (1415 m) è ricoperta da prati sommitali utilizzati a pascolo. Un tempo, anch’essa era ricoperta da una fitta vegetazione rappresentata da faggi di cui oggi rimane una testimonianza nella faggeta di Pianacquadio dove si trovano esemplari di faggio, notevoli per età e dimensioni, raggiungibile dalla strada che porta all’eremo della Madonna del Faggio. Il versante Sud è ricoperto da un vasto rimboschimento di conifere esotiche; è questo il versante in cui ricade la foresta demaniale del Monte Carpegna.
Occupa il versante meridionale del monte per un’estensione di 415 ettari circa. In quest’area l’eccessivo sfruttamento dell’antica foresta e l’azione erosiva degli agenti atmosferici, il dissesto idrogeologico del suolo portarono al suo quasi totale denudamento rendendo necessari interventi di rimboschimento a partire da XX secolo. Tali interventi furono attuati con specie alloctone di conifere, in quanto piante a rapido sviluppo e di facile attecchimento. In questo bosco sempreverde e buio, con sottobosco molto ridotto per il tappeto di aghi che acidifica il terreno, è possibile trovare il pino silvestre ( Pinus sylvestris ), il pino nero ( Pinus nigra ), l’abete greco ( Abies cephalonica ), l’abete bianco ( Abies alba ) e l’abete rosso ( Picea abies ). Sporadicamente si rinvengono faggio, cerro, nocciolo, frassino, maggiociondolo ( Laburnum anagyroides ) e qualche altro raro individuo di conifere esotiche come il cedro dell’Atlante ( Cedrus atlantica ), il larice ( Larix decidua ), la tuja ( Thuja occidentalis ), il cipresso di Lawson ( Chamaecyparis lawsoniana ). L’area, caratterizzata dal monumento del Cippo, è attraversata dai sentieri n. 104 e106.
Altra area di particolare interesse è l’area floristica protetta n. 14 denominata “Costa dei Salti”, situata a Nord-Est della foresta demaniale. È costituita da calanchi, canaloni e pareti ripide pressoché spoglie, ma che ospitano una vegetazione rara e di notevole interesse botanico, tra cui Valeriana montana , Campanula medium , Campanula rotundifolia . In basso, dove la pendenza si fa più dolce, si sviluppa un bosco ceduo costituito da un querceto misto di caducifoglie con roverella, cerro, carpino nero e bianco, aceri (campestre montano, minore Acer monspessulanum ). Nel sottobosco xerofilo sono presenti fiori di rara bellezza quale l’orchidea Chephalanthera rubra dai fiori violacei. L’ambiente cespugliato è dominato dalla pioniera ginestra odorosa ( Spartium junceum ) dall’esplosiva fioritura gialla. Alla base tra fruticeti, radure e querceti si snoda il sentiero n. 106 che sale verso Le Ville.
La sommità del Carpegna è costituita da un pianoro ricoperto da una prateria densa, seminaturale, mantenutasi per mano dell’uomo grazie al pascolo ed allo sfalcio periodico e costituita in prevalenza da specie spontanee anche poco comuni. L’erba da pascolo maggiormente rappresentata è la graminacea Cynosurus cristatus , da cui il nome di “cinosureti”, termine con il quale generalmente vengono definiti questi prati; accanto a questa specie ricordiamo anche la Stellaria graminea ed il Ranunculus apenninus . Tra le fioriture coloratissime della primavera, ricordiamo il Crocus napolitanus , di colore blu violaceo, l’ Armeria canescens , di colore bianco in estate, mentre in autunno domina il rosa del Colchicum lusitanum ; numerose anche le orchidee. Il sentiero n. 102, passando per la vetta del Monte Carpegna, permette di osservare questi ambienti, che possono essere facilmente percorsi a piedi.
Racchiusa all’interno dei prati sommitali del Monte Carpegna, ritroviamo un lembo dell’antica foresta che un tempo ricopriva la sommità del monte. Nonostante la sua limitata estensione, è un bosco molto importante in quanto è una delle poche faggete ad alto fusto rimaste, ospitando esemplari secolari. L’aspetto è a volte imponente, certamente suggestivo, con grandi faggi associati a acero montano, acero riccio ( Acer platanoides ), acero napoletano, acero campestre, tiglio ( Tilia platyphyllos ), tasso ( Taxus baccata ), sorbo montano ( Sorbus aria ). Nello strato arbustivo riscontriamo la fusaggine montana, il maggiociondolo alpino ( Laburnum alpinum ), il nocciolo, il biancospino, il ciliegio volpino. Fra i fiori che esplodono prima dell’emissione delle foglie dei faggi, ricordiamo l’anemone trifogliata ( Anemone trifolia ), il magnifico giglio rosso ( Lilium croceum ), il giglio martagone ( Lilium martagon ), il doronico ( Doronicum columnae ), la scilla ( Scilla bifolia ), le orchidee elleborina gialla ( Cephalanthera damasorium ) ed elleborina rossa ( C. rubra ), Dactylorhiza maculata ed Epipactis helleborine . La faggeta si raggiunge percorrendo il sentiero CAI 102A (vecchia numerazione n. 105).
Il giardino botanico di San Silvestro è situato a Ponte Cappuccini, nel Comune di Pietrarubbia, di fronte al Centro Visite ed adiacente al Convento dei Frati Cappuccini. Si tratta di una piccola superficie che, oltre ad un’area di sosta sistemata dall’Ente Parco, ospita già da diversi anni un patrimonio vegetale autoctono composto da piante arboree ed arbustive oltre che da diverse essenze erbacee. L’Ente Parco ha rivalutato questo giardino botanico aggiungendo a quelle già presenti altre specie vegetali tipiche dell’ambiente naturale dell’Area Protetta; inoltre sono stati posizionati una serie di pannelli didattici, in grado di fornire immediatamente alcune notizie sulle principali piante presenti in modo da stimolarne la ricerca all’interno del giardino, ed i cartellini utili al riconoscimento delle varie specie. Nel giardino botanico troviamo piante arbustive come il corniolo, il biancospino, il ginepro comune e quello rosso, la rosa selvatica, il prugnolo, il sambuco, lo scotano e lo spino cervino; tra le specie arboree sono da citare il nocciolo, il cerro, la roverella, l’orniello, il frassino, l’olmo comune, l’acero riccio, l’acero campestre e quello montano, il pero selvatico, il nespolo, il carpino nero, il maggiociondolo, il ciavardello, il sorbo montano e quello degli uccellatori, il tasso e l’agrifoglio oltre a numerose altre specie. All’interno del giardino botanico sono state sistemate anche diverse cassette nido per uccelli; questi trovano qui un ambiente ideale per la nidificazione, ricco di frutti e bacche di cui nutrirsi. L’ingresso al giardino botanico di Pietrarubbia è gratuito.
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