Percorso Mountain bike 4
Pennabilli (Museo Naturalistico) – Ca’ Berbece – Villa Mandi – Valzoppo – Monte Canale – Belvedere – Poggio Bianco – Ca’ Romano – Bascio – Miratoio
Lunghezza:19,000 Km –
Sentieri CAI: 95 – 100
Il percorso parte dal Museo Naturalistico di Pennabilli (ca. 570 m): attrezzato Centro Visite del Parco, di recente realizzazione, al suo interno ospita interessanti diorami della fauna appenninica.
Seguendo la strada provinciale, in direzione Cantoniera, dopo circa 150 metri si deve girare a destra in direzione del Castello dei Billi.
Anziché imboccare la salita che conduce al castello, si svolta a sinistra e si piega verso la frazione di Ca’ Berbece (587 m).
Da questo piccolo borgo, si scende in direzione del torrente Messa, attraversando pascoli e coltivi.
Oltrepassando il fiume, s‘imbocca la strada provinciale che da Pennabilli conduce a Miratoio; voltando a sinistra, circa 200 metri dopo, s’incontra un piccolo gruppo di case, denominate Ca’ Morlano (537 m).
Dopo aver passato il bar del paese, in corrispondenza della prima curva, sulla destra si prende il sentiero CAI 99 che salendo, conduce al centro abitato di Villa Maindi (620 m).
All’uscita delle case, si deve voltare subito a sinistra, proseguendo lungo la segnalazione CAI 99 per un breve tratto (circa mezzo chilometro in falsopiano); in corrispondenza di un bivio (675 m), si incrocia il percorso CAI 95 che proviene dalla località di San Lorenzo.
A questo punto si sale a sinistra per una mulattiera, iniziando uno dei punti più impegnativi del percorso.
Salendo verso Sud-Est, si guadagna quota attraversando un fitto bosco di carpini e faggi.
Dall’alto, il sentiero offre suggestivi scorci panoramici dell’Alta Valmarecchia, nonché la visione di alcune piccole cascate formate dal Fosso Paolaccio che scorre, in basso a sinistra, parallelamente al nostro cammino.
All’uscita dal bosco, passata l’ultima curva, il sentiero attraversa il pascolo di Valzoppo (935 m) e si dirige verso Sud-Ovest, percorrendo il crinale del margine superiore del bosco, in direzione di Monte Canale (1032 m).
Continuando a viaggiare lungo la cresta del monte, il viottolo si immette sulla strada provinciale Cantoniera-Pennabilli, in corrispondenza di una curva a gomito.
Voltando a sinistra e risalendo per circa 200 m, si può sostare presso il Belvedere di Valpiano per una pausa rigeneratrice.
Il suggestivo panorama dell’Appennino tosco-marchigiano e romagnolo, che spazia dai monti dell’Alpe della Luna al Fumaiolo, è qui reso interpretabile da un lettore del paesaggio: si tratta di una scultura di metallo, che fungendo da indicatore di località, guida l’avventore alla scoperta delle bellezze orografiche di questa zona.
Riprendendo la strada provinciale e scendendo di nuovo sulla sinistra, si attraversa la cosiddetta Serra di Valpiano.
Giunti all’incrocio delle strade provinciali che provengono da Pennabilli e Miratoio, si prosegue diritti, imboccando una strada sbrecciata che conduce, dopo circa un chilometro, al pittoresco borgo rurale di Poggio Bianco (810 m).
Osservando le caratteristiche architettoniche di questo gruppo di case in pietra, non passa inosservato un cerro monumentale posto a fianco di queste.
Nel centro del paese, un fontanile offre ottima acqua potabile di una vicina sorgente; da qui riparte il viaggio che, percorrendo una vecchia mulattiera in discesa, conduce al villaggio di Ca’ Natello.
Senza giungere alle case, circa 100 metri prima del bivio che sulla destra conduce all’entrata del paese, all’altezza del deposito comunale dell’acqua, c’è sulla sinistra un piccolo sentiero in salita, il cui imbocco è un po’ nascosto dalla vegetazione.
Dopo un breve strappo in salita per circa 150 m di tratturo fiancheggiato da cerri ricoperti di edera, il sentiero si apre ai margini del bosco, scoprendo, in una piccola radura, la chiesa di Santa Maria.
L’antica chiesetta ristrutturata, detta della Madonna del rettangolo di neve ospita al suo interno un’artistica maiolica di recente fattura, ad opera della ceramista Muki.
Ritornando sui propri passi a Ca’ Natello, si prende una stretta strada asfaltata che ci conduce al sottostante paese di Ca’ Romano (648 m).
All’incrocio con la provinciale che proviene da Ca’ Raffaello, voltare a sinistra per un centinaio di metri ed appena passata la piazza, in prossimità di una celletta votiva, girare sulla destra seguendo le indicazioni del proseguimento del sentiero CAI 100 che, attraversato il fiume Storena, si immette nella strada comunale che conduce a Bascio, costeggiando un bosco di carpini e cerri.
Il Borgo di Bascio (625m) merita sicuramente una tappa: si consiglia di proseguire lungo la caratteristica salita dal selciato impetrato, per visitare la chiesa del paese e per osservare da vicino la Torre (sec XIII) che domina il sottostante abitato e l’intera Valmarecchia.
Tornando indietro, appena lasciato il cimitero del paese, sulla sinistra si percorre una mulattiera in salita; questa nei suoi primi tratti è sconnessa ed in forte pendenza. Il terreno argilloso, è sicuramente insidioso nei periodi invernali e comunque scivoloso dopo la pioggia.
Terminati circa duecento metri davvero impegnativi, il sentiero migliora prendendo quota: in prossimità di un abbeveratoio in pietra, anziché voltare a destra per giungere al Poggio, continuare diritti, e tagliando attraverso il bosco, dopo circa 200 metri, si giunge sulla strada sbrecciata che collega la stessa località con la strada provinciale che giunge da Ca’ Romano.
Ancora un ultimo strappo in salita, per circa 700 metri, imboccata la provinciale, sulla nostra destra è già visibile il portale gotico della Chiesa Conventuale di Sant’Agostino a Miratoio (830 m), traguardo di questo percorso.
Torre di Bascio (XIII sec)
Dell’antico castello che dominava la sottostante Valmarecchia, rimane oggi solo la Torre, a base quadrata ed accesso rialzato: Bascio, assieme ai castelli di Scavolino, Gattara e Miratoio, fu uno dei primi feudi della famiglia dei principi di Carpegna.
Nel corso dei secoli il fortilizio passò nelle mani di diverse casate, quali Carpegna, Montefeltro e Malatesta: nel 1685 l’Imperatore Leopoldo I nominò il conte Gaspare Carpegna Principe del Sacro Romano Impero e di Bascio.
Oggi, ai piedi della Torre, da un’idea del poeta Tonino Guerra, l’artista Giò Urbinati ha creato il Giardino Pietrificato: si tratta di sette “tappeti” di ceramica dedicati ad altrettanti personaggi storici che hanno attraversato questi luoghi.
Tra le personalità ricordate: Ezra Pound, Fanina dei Borboni di Francia, fra’ Matteo da Bascio, Bonconte da Montefeltro, Uguccione della Faggiola, Giotto e Dante.
Rimboschimento di conifere
Il versante meridionale del Monte Carpegna, agli inizi del ’900 si presentava quasi completamente spoglio.
I fenomeni erosivi provocati dalle acque meteoriche sulle pendici nude dei versanti rocciosi esponevano il sottostante centro abitato ad un grave rischio idrogeologico.
L’Azienda di Stato delle Foreste Demaniali, dai primi anni del Novecento e fino al secondo dopoguerra, effettuò un’importante opera di rimboschimento impiegando in prevalenza pino nero d’Austria (Pinus nigra), conifera di facile allevamento in vivaio, di pronto attecchimento, e perciò idonea a rivestire in modo rapido terreni montani e submontani degradati.
Questa conifera deve il suo nome alla sua fitta chioma di colore verde molto scuro, tendente al nero.
Da un punto di vista naturalistico e paesaggistico il bosco a prevalenza di pino nero è un elemento estraneo alla vegetazione autoctona dell’area.
La pineta del Monte Carpegna, fornendo nuova linfa al substrato dapprima degradato, ha tuttavia posto le basi affinché anche la vegetazione spontanea riconquistasse fasce di bosco più maturo.
Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus)
Volatile di colore nocciola dal caratteristico ampio sottogola e petto bianco, misura circa 18 cm.
Il merlo acquaiolo è un animale molto adatto alla vita acquatica, ha infatti zampe robuste, scheletro solido e una ghiandola oleosa con la quale si impermeabilizza il piumaggio.
Vive e nidifica lungo le acque correnti fresche e pulite, principalmente in aree collinari e montane.
Costruisce grandi nidi a coppa nascosti e aggrappati a rocce e arbusti.
Si sposta sui massi dei torrenti, molleggiandosi vistosamente e chinandosi con la piccola coda alzata.
è in grado di nuotare in superficie e perfino sul fondo del torrente, dove cattura con grande abilità soprattutto insetti acquatici.
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione.
Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati.
Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare.
Questo sito utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza di navigazione su questo sito.
Visualizza la Cookie Policy
Il pulsante “Mi Piace” e i widget sociali di Facebook servono per interagire con il social network Facebook e sono forniti da Facebook Ireland Ltd.
Luogo del trattamento: Irlanda - Privacy Policy