Percorso 5A Trekking: Ponte Cappuccini – Montale – Paterno – Croce – Eremo – Ville – Monte Boaggine – Ponte Cappuccini
Difficoltà: E
Lunghezza: ?
Dislivello: 620 m circa
Sentieri CAI: 107 – 107A – 106 – 108 – 101 – 104
Durata: 5 ore
L’itinerario è un bellissimo anello attorno alla “Costa dei Salti” impegnativo dal punto di vista fisico, sia per il dislivello che per la lunghezza, e allo stesso tempo ricco di valenze naturalistiche, geologiche, storico culturali e paesaggistiche in quanto attraversa diverse tipologie di ambienti.
Anche questo itinerario parte dalla frazione di Ponte Cappuccini; una volta di fronte all’ingresso del Centro visite, si attraversa la strada Provinciale, imboccando una strada asfaltata che sale costeggiando il muro di Cinta del Parco (Giardino Botanico) e del Convento di San Silvestro.
Si volta a sinistra (appena superata una Casa per Ferie) per un’antica stradina che diventa poi sterrata, sentiero CAI 107 detto anche “Sentiero Bonromeo”, che prosegue in salita lungo il paesaggio agricolo e i morbidi contorni delle argille.
Camminando ci si ritrova di fronte allle familiari sagome del Sasso Simone e Simoncello e si prosegue sempre diritti per la stradina principale (ormai imbrecciata) fino ad arrivare a Paterno, frazione di Carpegna.
Nei pressi di una piccola chiesa si gira a destra, sentiero CAI 104, poi sempre diritti in salita sino al termine della strada davanti a una stalla, dalla quale si continua diritti lungo il margine del bosco, finché sulla destra non si trova una passaggio col filo spinato.
A questo punto si lascia l’ambiente agricolo e ci si inoltra in quello boschivo, ritrovandosi all’ombra di alberi come il Carpino Nero, la Roverella l’ Acero di monte, l’Orniello, l’Ontano nero nelle parti più umide, ad altre specie autoctone che poi, man mano che si sale, lasciano il posto a conifere alloctone, frutto di rimboschimenti, di cui il protagonista è il Pino nero.
Quando il sentiero sbocca in una strada forestale antincendio, si procede a destra, in leggera salita, e poco prima che questa finisca in una “rotonda” si prende il sentiero sulla sinistra.
Questo attraversa un tratto di bosco più fresco, sia per l’altitudine, sia per la minore esposizione a Sud, costituito in prevalenza dal Faggio, specie tipica dell’orizzonte montano e da Acero di monte.
Spesso le corteccie di questi alberi sono ricoperti da una “pelliccia”, si tratta di licheni arboricoli del genere “Cladonia” chiamate volgarmente “Barbe di Bosco”.
Dopo alcuni tornanti si finisce nei pressi di una croce, affacciata proprio sul ciglio della Costa dei Salti, dove ci aspetta un vasto panorama a ricompensa dell’aspra salita; ci si può cimentare a trovare con gli occhi la strada percorsa, poi lo sguardo si perde nel vasto paesaggio dominato dalle colline e, nelle giornate limpide, anche dalla linea del Mare Adriatico e di alcune cime appenniniche.
Dalla croce si procede lungo il crinale, in direzione Ovest, dove lo sguardo questa volta è attratto dai due Sassi e dall’immensa cerreta che li circonda.
Arrivati al Trabocchino (1300 mt) si procede verso l’Eremo della Madonna del Faggio, sentiero CAI106, attraversando i prati.
Si tratta di praterie sommitali seminaturali mantenute tali dallo sfalcio periodico e dal pascolo del bestiame, che caratterizzano la parte alta del Monte Carpegna.
Se non ci fosse stato l’intervento dell’uomo, al loro posto avremmo trovato un’immensa faggeta che rappresenta lo stadio Climax di questi ambienti.
Dall’ Eremo, dove si può sostare per la visita del luogo religioso, e per rifornire la borraccia, ci si dirige verso un’altra croce a Est del parcheggio.
Da qui si attraversa una piccola macchia di abeti, e, seguendo uno stretto sentiero si arriva ad una stradina sterrata immersa nel verde dei prati che scende gradatamente.
Ben visibili davanti a noi le “cime” che sovrastano il paese di Villagrande: il Monte San Marco dalla forma di piramide, il Monte Montone ricoperto da un manto di boschi e la “Roccaccia”, dall’aspetto inaccessibile, sede dell’antico castello di Montecopiolo.
Ammirato il panorama si prosegue tenendo la destra e si procede sempre in discesa fin quando ci si ritrova in una strada bianca, nei pressi della località “Le Ville” , e si gira a destra.
Poco dopo aver superato un vecchio cimitero (da notare le lastre di arenaria che ne ricoprono la cappella), invece di proseguire dritti per Monte Boaggine si lascia la strada scendendo per un sentiero sulla destra, che subito si biforca: a sinistra si và per Serra Nanni, a destra invece verso la “Costa dei Salti”, che è la nostra direzione.
Tenendo sempre la destra, il sentiero prosegue con un po’ di saliscendi attraverso alcuni tratti di bosco, calando leggermente di dislivello, ai piedi della Costa dei Salti.
Le sue evidenti stratificazioni di origine sedimentaria e specie botaniche rare che hanno motivato la delimitazione di un’area floristica protetta.
Arrivati al bivio con il sentiero CAI 107A si volta a sinistra per una stradina sterrata, e, una volta usciti dal bosco, vediamo comparire all’orizzonte come due fratelli inseparabili, il Castello di Pietrarubbia e il “ditone” di Pietrafagnana.
La stradina attraversa una piccola e graziosa macchia di vecchi abeti e poco dopo si immette su un’altra sterrata; a questo punto di gira a sinistra e poi sempre dritti, finché ci si ritrova di fronte al Convento di San Silvestro e quindi l’ arrivo a Ponte Cappuccini.
La Costa dei Salti
Il versante Sud-Est del Monte Carpegna, è caratterizzato da un susseguirsi di calanchi, canaloni e pareti rocciose ripide pressoché spoglie che formano la cosiddetta “Costa dei Salti”.
Un ambiente piuttosto inospitale per la vegetazione, ma non per alcune specie rare di notevole interesse botanico, quali Valeriana montana, Campanula medium, Campanula rotundifoglia e altre specie rupicole, che hanno motivato l’istituzione di un’area floristica protetta.
Sono ben visibili le stratificazioni rocciose che costituiscono “l’ossatura” del Monte Carpegna: si tratta di alternanze di calcari marnosi grigio-biancastri a volte rosati, arenarie brune, marne argillose grigio-nerastre e argilliti nerastre; sono tutti terreni risedimentati in fondale marino profondo, in seguito al verificarsi di frane sottomarine (correnti di torbida).
In queste rocce è molto difficile osservare resti di organismi fossilizzati, ma di frequente si possono trovare invece tracce fossili, lasciate da animali che vivevano sul fondale marino e impronte di paleocorrenti marine.
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